RIFLESSIONI

prima-riflessioneL’alfabeto dell’architettura e del restauro, imparato da Carlo Scarpa, mi porta a non utilizzare soluzioni stereotipate, ma un linguaggio che tenga sempre conto del contesto. Per assecondarlo, o contrastarlo. E’ un approccio positivo nei confronti delle difficoltà logistiche, strutturali, economiche o normative. Che non vanno considerate un limite, ma uno stimolo.”

 

 

 

 

 

seconda-riflessione“Penso che l’architettura si misuri con l’occhio, col senso delle contrapposizioni, con la cultura. Qualche volta anche con i propri passi, contandoli. L’edilizia si misura solo con il metro. E’ necessario sporcarsi le scarpe nella polvere dei cantieri per verificare, o migliorare, le idee stese al tavolo di lavoro. E non cadere nei tranelli dei teoricismi, o dell’idealismo.”

 

 

 

 

 

terza-riflessione“Semplice o fastoso che sia, quando l’esistente esprime una sua autenticità richiede il rispetto, non la soggezione, ed una matita da usare come una spada, o una piuma. O come tutt’e due insieme. Pensando anche alla possibile e virtuosa convivenza tra il vecchio ed il nuovo, tra il semplice ed il complesso. Perché dalle contaminazioni nasce l’equilibrio, la limpidezza, la semplicità del vero. E questo porta ad andar oltre le datazioni, o le tendenze del momento.”